Dal 28 gennaio al 1° febbraio del 2025 si è svolto il secondo Commons lab del progetto Ecosystem of Commons nel meraviglio quartiere de La Chapelle, nel 18° endorsment, l’area nord est di Parigi. Ad ospitare il lab per questa settimana è Remix the commons, leader del progetto, che accompagna il gruppo di lavoro composto da alcune delle esperienze già presenti al seminario transnazionale di Cluny oltre Solidarius Italia, come Lab Puzzle di Roma e un gruppo dei Pattern of Commons dalla Germania. Nel corso della settimana si sono uniti altri partecipanti provenienti dalle esperienze locali coinvolte nel Commons Lab.
Il tema principale del Lab è il Social reappropriation food. Il cibo, infatti, è centrale nelle pratiche e nelle esperienze del quartiere. Effettivamente in questo territorio ci sono molte esperienze legate al food a carattere sociale e solidale, altre con una vocazione maggiormente commerciale. Inoltre, ci sono delle esperienze più visibili per tutti e altre che sono meno visibili o poco conosciute dalla maggioranza degli abitanti.
Così l’obiettivo generale del laboratorio vuole essere il mutuo riconoscimento degli elementi dell’ecosistema attorno al tema del food, tramite alcune pratiche, quali:
- Migliorare la capacità di raccontare le diverse esperienze dei commons, imparare a coinvolgere maggiormente le persone sia come users che come partecipanti attivi.
- Usare gli strumenti di comunicazione che già sono presenti nel territorio, come la Radio (RapTz) e il Giornale (Journal le 18ème du moi), per interconnettere le diverse esperienze
- Creare uno spazio di condivisione di pratiche di commons tra le diverse esperienze del territorio e oltre.
La settimana si svolge andando a visitare ogni giorno una o più realtà individuate nell’ecosistema:
- Shakirail. Laboratorio di Arte, cultura e solidarietà. Ex fabbrica di vestiario e di formazione di proprietà della SNCF (ferrovie francesi) occupata nel 2011 poi assegnata. La struttura ospita doposcuola, compagnie di teatro, spazio di coworking, cucina comune a disposizione di chi frequenta lo spazio.
- Collectif 4C. Cucina sociale. La struttura ha due cucine a disposizione per singoli individui, gruppi o associazioni. Una normale, in rispetto delle norme sanitarie, usata dal ristornate all’interno e per tipologie di lavorazioni che necessitano tali attestati. L’altra ad uso comune. Con l’affitto di una quota e la partecipazione ad un’associazione chiunque, anche i senza fissa dimora, hanno la possibilità di cucinare. Le quote sono proporzionate alla situazione economica personale, ad esempio a chi vive in stato povertà estrema paga un euro all’anno, come cifra simbolica. Anche nel ristorante i prezzi sono contenuti, mentre la qualità del cibo è ricercata.
- P’tit Dej Solidaires, al Parc Eole. Distribuzione gratuita della colazione. Tutti i giorni dalle 7 alle 9 un gruppo di volontari prepara e serve la colazione. All’interno del parco c’è un container usato per cucinare, mentre i tavoli e le panche del parco sono usate per il servizio.
- Le Nouveau Ney Activ’18. Associazione con diverse attività come una boutique per l’abbigliamento, un casale per l’artigianato e il fai-da-te, e una mensa solidale. Quest’ultima sostiene l’economia locale sia costruendo posti di lavoro sia supportando i fornitori locali, con un’attenzione al cibo sano, alle filiere corte e ai rapporti di buon vicinato.
- Ardi, ristorante palestinese
- La caverne. Fattoria Underground ecologica, di produzione di funghi, fiori commestibili e microgreens, ricavata all’interno di un parcheggio sotterraneo. Gli 80 produttori attivi sono organizzati in modo cooperativo. Svolgono formazione per le scuole, ad esempio sui sistemi di idrocoltivazione.
- Le jardins des traverses, Giardino sociale per l’agricoltura urbana. Spazio assegnato dal Comune di Parigi su ex binari del treno. È una cooperativa che racchiude diverse esperienze, che lavorano per la realizzazione del progetto: carpentieri, agricoltori, artisti. È uno spazio polivalente con un punto ristoro, orti urbani, musica e street art. Ogni struttura è costruita in modo che possa essere rimovibile: la pavimentazione, i vasconi per gli orti, gli spazi coperti. Gli orti servono ad alimentare il ristorante e per la formazione all’agricoltura urbana.
- La Louve, supermercato organizzato sul modell della cooperativa di consumo. I membri della cooperativa prestano 3 ore di lavoro ogni 4 settimane per svolgere delle mansioni. L’assenza di mano d’opera salariata permette l’abbattimento dei costi dei prodotti e rende anche più facilmente accessibili i prodotti BIO. Sugli scaffali si trovano anche prodotti aziende etiche.
- l’AMAP. Nell’amap c’è un legame diretto tra le persone e un’azienda agricola. Queste versano con una quota prefinanziano le attività dell’azienda e in diversi periodi ricevono il corrispettivo del raccolto. L’Amap sostiene un’agricoltura contadina e biologica, promuovendo forme di economia sostenibile e partecipativa, ad esempio coinvolgendo il gruppo nelle attività di distribuzione e consegna del raccolto, con corsi di formazione o basandosi sulla solidarietà delle stesse in casi di problemi (crisi climatiche ad esempio).
Per raggiungere gli obiettivi del laboratorio i diversi workshop, organizzati nelle realtà coinvolte, servono a far conoscere la storia e il loro funzionamento e per metterli in connessione. Infatti, ogni momento è aperto ai frequentatori e agli attivisti dell’ecosistema.
La metodologia principale usata è quella del Card in Commons, un gioco di carte collaborativo ideato da Remix The commons dove i contenuti delle singole carte sono frutto dell’elaborazione collettiva.
La produzione delle carte, divise nei diversi giorni permette di accompagnare il processo e di agevolare la discussione comune, lo scambio di conoscenze ed esperienze e il reciproco riconoscimento delle realtà. In ogni workshop è affrontato un tema specifico:
- le idee, le competenze, le metodologie, le risorse che rendono possibile incontrare altri attori dell’ecosistema alimentare locale.
- le minacce esterne e i problemi interni alle organizzazioni che possono mettere in pericolo l’ecosistema.
- le soluzioni concrete che potrebbero trasformare La Chapelle in un faro per la sicurezza alimentare.
L’ultimo giorno, il gruppo di partecipanti, che si è conosciuto e formato durante la settimana, ha giocato con le carte che ha co-costruito. Il gioco, sviluppato con una meccanica collaborativa, ha permesso ai partecipanti, divisi in tavoli da 5/6 persone, di ragionare insieme, conoscere l’ecosistema la Chapelle e allenarsi su pratiche cooperative.
L’esperienza della settimana per i partecipanti è molto arricchente, è stata un’occasione di saldare rapporti transnazionali e di attivare nuove risorse locali. La sfida che ora l’ecosistema si trova davanti è come continuare il processo di costruzione del network tra le diverse realtà e come coinvolgere ulteriormente le persone locali. Infine, come socializzare, con radio, giornale ed iniziative, quanto prodotto durante la settimana di laboratorio.