Dal 4 all’8 marzo 2025 si è svolto a Napoli il terzo Commons Lab del progetto europeo Ecosystem of Commons, condotto dal partner francese Remix the commons insieme a Solidarius Italia.

Il workshop, organizzato dal partner italiano insieme agli attivisti dei beni comuni di Napoli, in particolare dell’Ex Asilo Filangieri e dello Scugnizzo Liberato, si è concentrato sui temi della cura e della sostenibilità economica, nelle sue varie forme, di un Bene Comune urbano.

Durante la settimana sono state proposte metodologie, strumenti e approcci teorici diversi per rendere visibili e analizzare diversi aspetti economici, culturali e politici di alcuni spazi dell’ecosistema napoletano e rafforzare il potere trasformativo di queste esperienze in un quadro europeo.

Da oltre 10 anni a Napoli, il movimento per i Commons ha costituito una rete composta da spazi urbani che erano caduti in disuso e che i cittadini hanno restituito all’uso collettivo, valorizzandoli e restituendoli alla libera fruizione dell’intera comunità.

Questa pratica, segnata da un’emersione spontanea e dal basso e caratterizzata dalla riqualificazione e risignificazione dello spazio pubblico, ha poi trovato formulazione in un istituto giuridico riconosciuto, noto come “bene comune urbano ad uso civico”, un caso studio in Italia e all’estero, dal 2012.

Oggi ne sono state riconosciuti sette, ma altri sono in fase di riconoscimento in diverse zone della città, dal centro alla periferia, e nella loro diversità sono tutti accomunati da alcuni principi fondanti: antifascismo, antirazzismo, antisessismo.

Nel tempo, hanno sperimentato modalità di autogoverno, si sono dotati di strumenti di democrazia partecipativa, hanno condiviso un linguaggio e aperto spazi di ascolto nei loro quartieri.

Partendo dai bisogni delle voci più fragili, più emarginate, i vari spazi hanno aperto le loro porte e hanno proposto, inventato e costruito attività su misura per bambini, disoccupati, giovani precari.

E così negli spazi dell’Ex Asilo Filangieri possiamo trovare un luogo dedicato alla cultura e alla produzione artistica, uno spazio aperto e accessibile ai giovani che vogliono lavorare nel campo delle arti visive e performative, un cinema, un teatro e una biblioteca; ma anche spazi di co-working, luoghi in cui costruire scenografie e costumi per spettacoli e un calendario ricco di eventi che garantisce l’accesso alla cultura per tutti.

Allo stesso modo, il grande portone dello Scugnizzo Liberato si apre ogni pomeriggio per le attività dedicate ai bambini del quartiere, con sport, danza e aiuto compiti; ma fin dal mattino gli spazi dell’ex carcere minorile sono abitati da artigiani che hanno trovato uno spazio per le loro botteghe (fabbro, falegname, mosaico, serigrafia, barbiere…) e anche un emporio di abbigliamento e una mensa per i più poveri, un’associazione di sostegno alla genitorialità. E infine, spazi per feste e cerimonie, religiose e non, delle diverse comunità che vivono nel quartiere.

Il Commons Lab di Napoli ha accolto un nutrito gruppo di partecipanti provenienti da diversi Paesi europei (Francia, Germania, Portogallo, Grecia) ed è iniziato, in perfetto stile partenopeo, con la partecipazione al Carnevale Sociale: un momento di festa e allo stesso tempo di rivendicazione, costruito in maniera partecipata dai movimenti sociali napoletani, dove, insieme a maschere e carri allegorici, vengono portate in piazza le lotte sociali e i temi politici condivisi (casa, lavoro, accesso ai servizi…).

Durante i quattro giorni di attività del Commons Lab, si sono svolte visite in loco, approfondimenti teorici e discussioni aperte, attività in piccoli gruppi ed eventi aperti al pubblico, il tutto nel quadro di uno scambio europeo tra persone che condividono prospettive e pratiche e apprendono gli uni dagli altri; e dove – ha sottolineato qualcuno – “era possibile e utile pensare ai modelli nel loro contesto locale”.

Due metodologie, in particolare, sono state proposte e sperimentate nel workshop, a partire dalle esperienze dei Commons napoletani, con l’obiettivo di esplorare ciò che è visibile e ciò che non lo è, le motivazioni e le dinamiche di potere che sono nascoste, e le retoriche e le politiche prodotte da queste scelte.

Il primo giorno, Bianca Elzenbaumer e Lito Skopeliti del CERN (Community Economies Research Network) hanno presentato l’approccio della Community Economy e hanno mostrato le diverse forme di economia, sempre composte da elementi monetari e non monetari, proponendo un modo diverso di analizzare il bilancio di un Bene Comune: un bilancio “selvaggio”, dove entrate e uscite sono monetarie e non monetarie. Gli attivisti dell’Ex-Asilo, sollecitati dai partecipanti stranieri, hanno riflettuto sulla propria economia e hanno lavorato collettivamente alla costruzione di un bilancio selvaggio in cui il lavoro retribuito e volontario, le donazioni di denaro e di libri, l’entusiasmo e la partecipazione all’assemblea, come il lavoro di cura degli spazi comuni, le competenze e gli sforzi… contribuiscono in egual misura a definirne la sostenibilità economica. E dove – hanno sottolineato alcuni partecipanti – “appare chiaramente che le cose che contano non si contano”.

Negli altri giorni, Paul Schweizer e Tuline Gülgönen del collettivo Orangotango hanno lavorato a una contro-mappatura dello Scugnizzo Liberato e del suo ecosistema, nel quartiere Montesanto. Basandosi su una lunga tradizione di contro-mappatura nata nei campi dell’arte, della scienza e dell’attivismo politico, l’approccio e la metodologia proposti dal collettivo miravano a rendere visibili prospettive più marginali ed emarginate. La mappa, quindi, come processo pedagogico e politico emancipante in cui ciò che cambia non sono semplicemente le forme e i colori della mappa, o l’approccio collettivo piuttosto che individuale, ma l’intento che la sottende, l’uso che se ne fa e le dinamiche che si attivano nel corso di essa.

In quei giorni, attivisti, partecipanti stranieri, persone di passaggio e studenti interessati hanno preso parte alla creazione di una video-mappa che racconta la storia dello Scugnizzo negli ultimi 10 anni, le sue origini e le sue anime, come si è costruita la sua storia.

 A cavallo delle due metodologie centrali, è emerso con forza il tema pedagogico: da un lato in riferimento a quelle competenze che si trasmettono e crescono all’interno di un Commons e che rappresentano uno dei valori principali di queste esperienze; dall’altro in riferimento al lavoro di educazione popolare e diffusa che questi spazi svolgono nella logica di un’educazione attiva e libertaria e quindi profondamente democratica.

D’altra parte, la dimensione politica di un Commons, in un contesto urbano come quello napoletano, è stata particolarmente presente durante questo workshop: certamente per il lavoro di storytelling svolto nel processo di contro-mappatura e nella riflessione attivata sul potere di una narrazione e contro-narrazione condivisa; ma anche per la presenza – tra i partecipanti – delle attiviste dell’European Legal Lab for Mutual Aid of Commons, che hanno promosso un’attività dedicata all’analisi e alla raccolta degli strumenti legislativi utilizzati e disponibili in Europa per le esperienze di commoning, un work in progress che ha comunque sollecitato grande interesse.

E così, il Commons Lab non poteva concludersi altrimenti…. proprio come è iniziato, con la partecipazione a una manifestazione e a un corteo politico: i partecipanti stranieri hanno camminato al fianco degli attivisti napoletani nella manifestazione organizzata da Non una di meno  l’ 8 Marzo.