Un appello del Comitato di sostegno alla Città dell’altra economia (Cae) e un messaggio dello stesso Comitato diffuso il 31 luglio in difesa di questo spazio pubblico hanno aperto una “due giorni” di mobilitazione. L’iniziativa è  in coincidenza con la data del 31 luglio, fissata dal Comune di Roma come termine per la riconsegna dei locali e dei servizi gestiti dal Consorzio CAE, ora assegnati al “nuovo” consorzio vincitore del bando emesso nei mesi scorsi dallo stesso Comune di Roma.

“Il Consorzio CAE – afferma l’appello –  non ci sta a veder scomparire una progettualità ed una battaglia che con pazienza e determinazione ha visto decine di organizzazioni, imprese, associazioni, movimenti, lavorare quotidianamente per costruire strumenti di un’economia solidale che vuole resistere alla crisi, difendendo un luogo che si definisca ancora pubblico”.

Il Comitato – si dice nell’appello – non riconosce “negli atti di questa amministrazione un’attenzione al bene comune e dunque” non riconosce e non legittima “le decisioni prese in merito agli spazi della CAE ed alla loro gestione”.

La conseguenza di questo non riconoscimento e non legittimazione è che da ieri, 31 luglio, le realtà e i cittadini aderenti al Comitato di sostegno alla CAE 2.0 stanno occupando i locali M3 della Città dell’altra economia. “Un’azione di protesta pacifica e simbolica – è stata definita – per aprire almeno un dialogo con l’amministrazione comunale”. Noi tutti speriamo che la protesta rimanga pacifica e che il dialogo che fin qui non si è aperto, finalmente abbia inizio.

In quest’ultima fase anche noi di Solidarius Italia abbiamo alternato speranza e preoccupazione fino a leggere con tristezza e delusione – dopo l’emissione e la conclusione del bando per  i nuovi incubatori d’impresa  –  le contraddizioni e le logiche spartitorie dei risultati del bando di assegnazione dei servizi della Città dell’Altra Economia.  Proprio il concetto stesso di “altra” economia ci sembra messo in discussione in modo profondo.

In quest’ultimo anno abbiamo partecipato con altre realtà associative e d’impresa all’allargamento del Consorzio CAE in Consorzio CAE 2.0, ne siamo diventati soci e abbiamo condiviso la progettazione delle attività di questi ultimi mesi, partecipando attivamente a quelle che hanno messo in connessione le realtà della Città dell’ Altra Economia con quelle che… in città si stavano (e si stanno misurando) nel costruire altra economia e reti solidali.  Già, perché per noi un’ economia che sia “altra” non può che essere solidale e sostenibile, capace di operare concretamente per mettere al centro il lavoro delle persone e le relazioni che si stabiliscono nel produrre beni e servizi per il bene comune di un territorio e della città.

Per questo pensiamo che la CAE debba continuare ad essere considerata “bene comune” condiviso e partecipato, non privatizzata e “occupata” da interessi – mercantili o politici poco importa – che nulla hanno a che vedere con le finalità stesse che l’hanno generata. Pensiamo perciò sia nostro dovere (oltre che diritto) resistere alle tentazioni consociative che si stanno mettendo in atto. Saremo perciò attenti nel valutare i valori, le motivazioni e le azioni che si produrranno nella gestione che il Comune stesso e i “nuovi” gestori dei servizi faranno della CAE. Così come saremo attenti a cosa intenderanno per “altra” economia nella loro pratica quotidiana.

Ma dal canto nostro, e per quanto sarà nelle nostre possibilità e capacità, moltiplicheremo gli sforzi per collaborare ad una ricerca, elaborazione e azione comune rivolta a creare e rafforzare una rete cittadina di economia solidale tra le realtà romane per aprire ad un territorio sempre più ampio la sua concreta realizzazione.

Il percorso non parte da zero: è già iniziato da più di un anno e ha già avuto alcuni momenti significativi di incontro e di lavoro comuni.  E’ ora tempo di dare consistenza e visibilità a questo processo verso una Rete di Economia Solidale a Roma.