Tre giorni di sostegno alla Città dell’Altraeconomia realizzati il 30 e 31 marzo e il 1° aprile importanti non solo per l’appoggio ad un’iniziativa che non deve morire, ma perché le iniziative programmate e realizzate sono diventate occasione di sintesi e rilancio di esperienze e realtà di economie e collaborazioni solidali nel territorio dell’intera provincia.
L’aver riaffermato – come è stato fatto coralmente nell’assemblea del 1° aprile – che la Città dell’Altra Economia è uno spazio pubblico non è stato oggetto di dichiarazioni di principio, ma la conclusione di iniziative e presenze che hanno abitato e animato effettivamente quel luogo. Il coinvolgimento del territorio e del quartiere circostante, le mostre d’arte, il lancio del giornale on line “Comune-info”, il confronto attorno ai temi del commercio equo,…
Ma è stato soprattutto nella giornata del 31 marzo che la rete dell’altra economia a Roma è convenuta, al mattino, per un confronto su quale profilo economico e sociale si sta disegnando nella città di Roma, con la crisi che sta mordendo posti di lavoro e qualità di vita e con un governo cittadino che non solo non dà alcuna risposta, ma sta procedendo speditamente sulla strada della privatizzazione dei beni comuni.
Quale «uscita» dalla crisi costruendo reti di economie solidali a livello di produzione, commercio e consumo? Come sperimentare e diffondere progettualità ed esperienze innovative e cooperative sui nostri territori?
Queste le domande sulle quali, nel pomeriggio dello stesso sabato, le diverse realtà dell’altra economia di Roma e Provincia si sono confrontate molto concretamente in un incontro su “Idee e proposte per costruire reti e distretti di economia solidale nei territori di Roma e provincia”. Gruppi di acquisto solidale, produttori di agricoltura biologica, botteghe del commercio equo e solidale, chi si occupa di orti urbani, operatori della finanza etica, realtà che lavorano per il riciclo e riuso dei materiali, per il risparmio energetico e le energie rinnovabili, esperienze di turismo responsabile e sostenibile, artigiani e ancora chi propone mobilità sostenibile, sistemi di informazione aperta come il software libero oppure tv e radio di strada, insomma tutto quello che in diverso modo si muove per una transizione ecologica e sociale nella nostra città. L’incontro, promosso dal Consorzio Città dell’altra economia, dalla Rete dei Gruppi di acquisto solidale di Roma e del Lazio e dal Gruppo «Verso la Rete di economia solidale Roma» che vede, tra gli animatori, anche Solidarius Italia, ha marcato una forte continuità con il lavoro già svolto nell’Assemblea Regionale dei Gas del 4 marzo scorso e ha riscosso notevole interesse di partecipazione.                                                                                                                                                               Ma, cosa ancor più importante, ha evidenziato l’interesse concreto di tutti gli intervenuti a proseguire un lavoro comune di ricerca e progettazione per il rafforzamento della rete di economia solidale su tutto il territorio  della città e della provincia. Questo impegno potrà avere una prossima occasione di confronto nella prossima assemblea dei Gas prevista per maggio.
L’assemblea della domenica, con gli interventi anche di esponenti dei partiti all’opposizione in Consiglio Comunale, ha segnato l’interesse e l’impegno a disegnare un percorso di sostegno politico anche all’interno delle istituzioni e per continuare ad appoggiare il progetto alla base della Città dell’Altraeconomia, difendendo questo spazio dallo snaturamento che la Giunta di Alemanno intende realizzare con il via libera all’attuazione dei risultati dei bandi CAE/Foro Boario per l’attribuzione degli spazi della “Città” a nuovi incubatori d’impresa e per la gestione dei servizi comuni. L’ennesima proroga al Consorzio, al 5 giugno, per lasciare gli spazi, da un lato mostra l’incertezza della Giunta sul progetto di destinazione e gestione dell’area, dall’altro consente al nuovo Comitato di sostegno del progetto CAE 2.0 di rendere sempre più visibile e diffusa la propria azione perché quell’area diventi sempre più uno spazio pubblico dei cittadini del quartiere e della città tutta per azioni sul lavoro contro il precariato, sui beni comuni, sui servizi e un welfare solidale.